A cinque anni dallo scoppio della crisi pandemica, l’Istituto di Medicina Generale e Public Health di Bolzano traccia un bilancio. “Questa situazione straordinaria ha messo in chiaro le debolezze del sistema sanitario, ad esempio nella collaborazione tra Medici di Famiglia e ospedali”, sottolinea il Presidente dell’Istituto, il Dott. Adolf Engl. Inoltre fake news, ma anche messaggi contraddittori da parte delle autorità hanno indebolito la fiducia delle persone nella medicina e nella politica. Ora la sfida è quella di creare un sistema sanitario ben connesso e vicino ai cittadini.

Impreparati alla crisi sanitaria
Nel gennaio 2020 l’Europa guardava con un senso di irrealtà alla città cinese di Wuhan: da lì il virus SARS-CoV-2 si è diffuso in tutto il mondo. I sistemi sanitari pubblici mondiali si sono trovati impreparati di fronte alla pandemia da COVID-19 con tutte le sue conseguenze cliniche e le sue ripercussioni sociali. “Nessuno tra i professionisti della salute poteva immaginare di dover affrontare una situazione così estrema e inoltre in Italia non era disponibile un piano aggiornato per affrontare una pandemia”, ricorda il Dott. Giuliano Piccoliori, Medico di Famiglia a Santa Cristina in Val Gardena e Responsabile Scientifico dell’Istituto di Medicina Generale e Public Health di Bolzano. “La pandemia ha evidenziato le pecche del sistema, in particolare delle cure primarie sul territorio dove la Medicina Generale italiana ha dimostrato la sua fragilità strutturale, soprattutto dove l’integrazione con il sistema ospedaliero era meno sviluppata come per esempio in Lombardia dove all’inizio della pandemia il tasso di ospedalizzazione era arrivato al 60% rispetto al 20% del Veneto”, spiega il Dott. Piccoliori. Due anni dopo, il tasso di ospedalizzazione era sceso al 5%. “Il 95% dei pazienti positivi al COVID sono stati comunque gestiti a domicilio dai Medici di Famiglia spesso con il supporto delle USCA, le unità speciali di continuità assistenziale”, aggiunge Piccoliori. Il Prof. Christian Wiedermann, ex Primario di Medicina Interna a Bolzano e attualmente Coordinatore dei progetti di ricerca presso l’Istituto, ricorda il sovraccarico degli ospedali, soprattutto dei reparti di pronto soccorso. “I Paesi con strutture ben connesse per l’assistenza primaria, come quelli scandinavi, hanno ottenuto risultati migliori nel confronto internazionale. Sono stati in grado di gestire i flussi di pazienti in modo più efficiente”, spiega Wiedermann.
La Medicina Generale durante la pandemia
Come ricorda il Dott. Giuliano Piccoliori, il ruolo dei Medici di Famiglia altoatesini “è stato essenziale nel garantire un’informazione capillare, affidabile e personalizzata alla popolazione in virtù della fiducia diffusa di cui godono da parte della popolazione”. I Medici di Famiglia sono stati una fonte primaria di informazioni accurate e scientificamente fondate. “In questo modo”, continua Piccoliori, “hanno chiarito dubbi sulla pandemia, sui sintomi e sui trattamenti. Hanno inoltre contribuito in modo significativo alle campagne vaccinali, affrontando resistenze e diffidenze con empatia e professionalità, essendo il primo punto di contatto per molti cittadini.”
L’impegno dell’Istituto di Medicina Generale e Public Health
Durante la pandemia l’Istituto di Medicina Generale e Public Health dell’Alto Adige ha svolto un ruolo centrale attraverso studi approfonditi e informazioni sanitarie basate su evidenze scientifiche. “Il nostro team di ricerca ha analizzato la frequenza delle infezioni e le pressioni sul personale sanitario, sui residenti nelle case di riposo, sui Medici di Famiglia, sul personale scolastico e sulle famiglie con bambini piccoli. È particolarmente importante menzionare i nostri studi sulla sofferenza psicosociale di bambini, adolescenti e genitori durante e dopo la crisi sanitaria”, afferma il Dott. Adolf Engl, Presidente dell’Istituto. In collaborazione con l’Istituto Provinciale di Statistica (ASTAT) è stata migliorata la comprensione del comportamento vaccinale in Provincia di Bolzano. Oltre al lavoro di ricerca, il team dell’Istituto si è dedicato alla divulgazione scientifica: sia i Medici di Medicina Generale dell’Alto Adige sia i rappresentanti della stampa sono stati regolarmente aggiornati sulle ultime ricerche medico- scientifiche e sulle raccomandazioni pratiche.

La politica pandemica altoatesina si è rivelata un vicolo cieco?
Le decisioni della Giunta provinciale dell’Alto Adige, che – invocando l’autonomia speciale – ha anticipato gli allentamenti delle misure statali contro il COVID, hanno portato nel gennaio 2021 alla riclassificazione della provincia come “zona rossa” da parte del Governo italiano. “Le decisioni prese a Bolzano sono state associate a un aumento dei numeri di contagio”, afferma il Prof. Christian Wiedermann. È emerso chiaramente che le misure locali devono essere meglio coordinate con le direttive nazionali per raggiungere un equilibrio tra la protezione della salute e gli interessi economici. “I nuovi lockdown hanno dimostrato che decisioni isolate in una crisi sanitaria globale possono essere controproducenti”, aggiunge Wiedermann.
Igiene, mascherine e distanziamento sono ancora utili nel 2025?
Mantenere le distanze, rispettare le norme igieniche e indossare la mascherina protettiva nella vita quotidiana non hanno perso la loro attualità. Attualmente l’Alto Adige è colpito da un’ondata di influenza e COVID: si parla di circa 6.000 persone malate, principalmente bambini e adolescenti. “Studi internazionali dimostrano che le misure igieniche, nel momento di picco della pandemia, hanno ridotto le infezioni fino al 30%. Le regole precauzionali non sono efficaci solo contro il COVID ma anche contro altre malattie infettive stagionali, perché mantenere le distanze, lavarsi le mani e indossare una mascherina possono ridurre significativamente la diffusione dei patogeni”, afferma il Prof. Wiedermann.
La vaccinazione come punto di svolta della pandemia
L’introduzione a livello mondiale dei vaccini a partire dal dicembre 2020 ha rappresentato un punto di svolta nella pandemia: milioni di vite sono state salvate. Anche i costi economici della crisi sanitaria sono stati significativamente ridotti. “Le vaccinazioni sono state fondamentali per prevenire forme gravi della malattia e per evitare il sovraccarico del sistema sanitario”, spiega il Prof. Wiedermann. “Solo in Italia, circa 150.000 vite sono state salvate grazie ai vaccini”, aggiunge, citando studi internazionali che dimostrano come i vaccini abbiano ridotto il rischio di forme gravi di COVID fino all’80%. “Anche cinque anni dopo lo scoppio della pandemia il virus è ancora presente. Per questo motivo anche nel 2025 si raccomanda una dose di richiamo, soprattutto per le persone sopra i 60 anni, per quelle immunodepresse e per il personale medico”, sottolinea Wiedermann. Studi a lungo termine dimostrano che le vaccinazioni continuano a proteggere contro forme gravi della malattia, anche se l’efficacia nel prevenire il contagio diminuisce nel tempo. “Il COVID non scompare senza lasciare traccia”, avverte il Coordinatore della ricerca dell’Istituto. Infiammazioni croniche, malattie autoimmuni e il Long COVID – con sintomi come estrema stanchezza, difficoltà respiratorie e problemi cognitivi – evidenziano le conseguenze di lunga durata di un’infezione da Coronavirus.

Scetticismo vaccinale e fake news
La pandemia ha rappresentato anche una sfida comunicativa per i Medici di Medicina Generale dell’Alto Adige. “Rammento qualche tensione con una parte – per fortuna molto minoritaria – dei pazienti, anche relativamente alle misure di contenimento della pandemia come mascherine e distanziamento sociale e alla stessa esistenza del virus”, racconta il Dott. Giuliano Piccoliori, Responsabile Scientifico dell’Istituto, che ricorda anche il sovraccarico di lavoro: “In piena pandemia lavorare 12-13 ore al giorno non era una rarità – avevamo a volte i nervi a fior di pelle. E poi bisogna ammettere che non eravamo e probabilmente ancora non siamo sufficientemente preparati per affrontare con i nostri pazienti più scettici la questione dei vaccini. Ci mancano una parte delle informazioni ma soprattutto le tecniche dialettiche.” Proprio nella comunicazione il Prof. Christian Wiedermann ravvisa un aspetto cruciale, sottolineando che “in futuro dobbiamo essere in grado di trasmettere le questioni mediche in modo comprensibile e credibile.” In Alto Adige – dove il bilinguismo comporta ulteriori sfide culturali – i Medici di Famiglia e l’Azienda sanitaria sono fondamentali per rafforzare la fiducia nelle misure mediche. “Le fake news pericolose si diffondono più velocemente che mai. Solo attraverso una comunicazione mirata, trasparente e adeguata ai destinatari possiamo contrastare queste manipolazioni con fermezza”, sottolinea Wiedermann. Come esempio cita l’iniziativa dell’OMS “Get the Facts”, che attraverso messaggi chiari a livello globale ha contribuito a rafforzare la fiducia nelle vaccinazioni.
Dalle debolezze alle opportunità
La pandemia da COVID ha rivelato molte debolezze del sistema sanitario, ma ha anche accelerato sviluppi che prima sembravano impensabili. “In particolare è necessario migliorare in futuro la collaborazione tra la Medicina Generale e il mondo ospedaliero. Inoltre la popolazione ha bisogno di informazioni mediche chiare e facilmente comprensibili”, ribadisce il Dott. Adolf Engl, Presidente dell’Istituto di Medicina Generale e Public Health di Bolzano. Riflettendo sulla pandemia, il Dott. Giuliano Piccoliori vede anche opportunità: “La pandemia ha dato una spinta notevole ad alcuni ambiti. Lo sviluppo e la distribuzione rapida di vaccini a mRNA ha trasformato la prevenzione e il trattamento delle malattie infettive e ha avuto una ricaduta anche sullo sviluppo di nuove terapie antitumorali. L’adozione del lavoro da remoto e dello studio online è diventata una realtà molto diffusa, dalla quale non si può più prescindere. Inoltre in campo medico c’è stata un’accelerazione della digitalizzazione (cartella e ricetta elettronica) e della telemedicina con la possibilità di consulti e monitoraggio a distanza.” L’Intelligenza Artificiale sta altresì cominciando a giocare un ruolo sempre più importante nei processi diagnostici e terapeutici. Tuttavia non tutte le evoluzioni sono incoraggianti. “La professione del Medico di Famiglia in Alto Adige è diventata meno attrattiva”, avverte il Dott. Adolf Engl. “Molti colleghi vanno in pensione anticipata e i giovani non sono abbastanza attratti dalla professione. I giovani medici si trasferiscono spesso all’estero, dove le condizioni lavorative sono migliori”. Engl vede però soluzioni chiare per invertire questa tendenza: “Migliorare la digitalizzazione e rafforzare la collaborazione tra i vari attori del sistema sanitario altoatesino è fondamentale. Allo stesso tempo dobbiamo rendere più attrattiva la professione del Medico di Medicina Generale, ad esempio migliorando le condizioni di lavoro attraverso un programma mirato di promozione per i giovani”, conclude il Presidente Engl.
Riconquistare la fiducia delle persone
La pandemia ha dimostrato quanto sia cruciale la fiducia nella medicina e nella politica. Ora – secondo l’Istituto di Medicina Generale e Public Health di Bolzano – è fondamentale trarre insegnamenti da questa esperienza per il futuro e riconquistare la fiducia dei cittadini altoatesini. “È urgente rafforzare la resilienza e la capacità di resistenza del sistema sanitario pubblico”, sottolinea il Prof. Christian Wiedermann. A tal fine sono necessari investimenti in infrastrutture digitali, una migliore interconnessione tra le autorità sanitarie e un aumento delle misure di prevenzione. È inoltre di estrema importanza raggiungere i cittadini partendo dal loro contesto di vita reale. “Servizi facilmente accessibili e consulenze personali offerte dai Medici di Medicina Generale creano fiducia e producono effetti duraturi”, spiega il Prof. Wiedermann.

E il PROF. Christian wiedermann.
“Durante la pandemia, informazioni contraddittorie e una trasparenza insufficiente hanno distrutto molta fiducia”, osserva il Dott. Adolf Engl. Per ricostruirla servono una comunicazione chiara e una cultura dell’errore positiva e onesta. “Quando le persone vedono che le critiche vengono accolte e le misure migliorate, recuperano fiducia nella medicina e nella politica sanitaria”, afferma Engl. Secondo Engl la pandemia ha inoltre evidenziato quanto profondamente le disuguaglianze sociali incidano sulla salute. “Le persone con redditi bassi, abitazioni anguste o stili di vita poco salutari hanno corso un rischio maggiore di sviluppare decorsi gravi della malattia”, spiega il Dott. Engl. Da ciò deriva un compito chiaro per il futuro prossimo: “I programmi di prevenzione devono tener conto con maggiore attenzione delle differenze sociali e culturali”, afferma Engl. Inoltre è necessario promuovere in modo mirato la competenza sanitaria dei cittadini. “Un sistema sanitario interconnesso, socialmente equo e resiliente non solo affronterebbe meglio le sfide future, ma migliorerebbe anche – a lungo termine – la qualità della vita di molte persone”, conclude il Presidente dell’Istituto.
Importante da sapere: I singoli articoli del blog dell’Istituto di Medicina Generale e Public Health di Bolzano non vengono aggiornati. Il contenuto si basa su ricerche e prove scientifiche disponibili al momento della pubblicazione. Le informazioni sanitarie online non possono sostituire un consulto medico personale. Le consigliamo di consultare il Suo Medico di Medicina Generale per eventuali problemi di salute. Ulteriori informazioni…