Il vaiolo delle scimmie è un virus trasmesso all’uomo dagli animali che causa sintomi simili a quelli osservati in passato nelle persone che si ammalavano di vaiolo ma clinicamente meno grave, scrive il sito dottoremaeveroche.it.
Un articolo di Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore) I 20 maggio 2022
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Esattamente un anno fa, il 25 maggio 2021, il Regno Unito aveva notificato all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) un caso di vaiolo delle scimmie confermato in laboratorio. Il paziente era arrivato in Gran Bretagna l’8 maggio 2021 dopo aver vissuto e lavorato nello stato del Delta, in Nigeria.
Una più intensa frequenza di casi è stata registrata nel maggio 2022: come leggiamo nella pagina dedicata alla malattia sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), “sono stati segnalati alcuni casi in Portogallo, Spagna, UK e Italia, finora maggiormente in giovani maschi che fanno sesso con maschi”. Questa puntualizzazione da parte di ISS ha destato qualche perplessità sia per il rischio di indurre una stigmatizzazione, sia perché quella sessuale non è l’unica modalità di trasmissione.
Il Centro Europeo per il Controllo delle Malattia (ECDC) ha attivato un sistema di allerta a livello europeo al quale partecipa l’ISS. Inoltre, l’ISS ha costituito una task force composta da esperti del settore e ha contattato le reti sentinella dei centri per le infezioni sessualmente trasmesse al fine di monitorare continuamente la situazione nazionale.
Il vaiolo delle scimmie è una malattia nuova?
No, non è una malattia nuova. Il vaiolo delle scimmie umano è stato identificato per la prima volta nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo, in una regione in cui il vaiolo era stato eliminato nel 1968, in un bambino di nove anni. Da allora, la maggior parte dei casi è stata segnalata da regioni rurali della foresta pluviale del bacino del Congo, dove è considerata endemica.
Sempre l’OMS spiega che – prima dei casi segnalati nel maggio 2021 – dal 1970 sono stati segnalati casi umani di vaiolo delle scimmie da undici Paesi africani: Benin, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Costa d’Avorio, Liberia, Nigeria, Repubblica del Congo, Sierra Leone e Sudan del Sud. Nel 2017 la Nigeria ha sperimentato il più grande focolaio documentato, quarant’anni dopo l’ultimo caso confermato.
Volendo avere un quadro sintetico della dimensione del problema, possiamo dire che nel periodo dal primo gennaio 2020 al primo maggio 2022 nella Repubblica Democratica del Congo sono stati registrati un totale di 10.545 casi (sospetti) e 362 decessi dovuti a vaiolo delle scimmie. Nel 2022, fino all’inizio del mese di maggio, la Repubblica Democratica del Congo ha riportato 1238 casi con 57 decessi.
La malattia è diffusa solo in Africa?
In alcune occasioni, il virus è stato isolato fuori dall’Africa. “Nella primavera del 2003 sono stati confermati casi di vaiolo delle scimmie negli Stati Uniti d’America. È stato riferito che la maggior parte dei pazienti aveva avuto un contatto con cani della prateria usati come animali da compagnia infettati da roditori africani che erano stati importati dal Ghana”. Di recente, casi di vaiolo delle scimmie sono stati segnalati in Israele nel settembre 2018, nel Regno Unito a settembre 2018 e dicembre 2019, e a Singapore nel maggio 2019.
Come si trasmette il vaiolo delle scimmie?
Di solito la malattia si trasmette tramite il contatto con sangue o liquidi corporei di animali infetti. “La trasmissione secondaria, o da uomo a uomo, è relativamente limitata. L’infezione può derivare da uno stretto contatto con secrezioni respiratorie, lesioni cutanee di una persona infetta od oggetti recentemente contaminati. La trasmissione attraverso le particelle respiratorie delle goccioline di solito richiede un contatto faccia a faccia prolungato, il che mette a maggior rischio il personale sanitario oppure i membri della famiglia dei casi attivi. La catena di trasmissione più lunga documentata in una comunità è stata di sei infezioni successive da persona a persona. La trasmissione può avvenire anche attraverso la placenta dalla madre al feto (vaiolo delle scimmie congenito)”.
Come ci si accorge di essere contagiati?
Il periodo di incubazione (l’intervallo tra l’infezione e l’insorgenza dei sintomi) del vaiolo delle scimmie è generalmente compreso tra 6 e 13 giorni, ma può variare da 5 a 21 giorni.
L’infezione può essere suddivisa in due periodi: inizialmente (dall’inizio a cinque giorni) si manifestano febbre, forte mal di testa, gonfiore dei linfonodi (linfoadenopatia), mal di schiena, dolore muscolare e un’intensa mancanza di energia (astenia). La linfoadenopatia è una caratteristica distintiva del vaiolo delle scimmie rispetto ad altre malattie che inizialmente possono apparire simili (varicella, morbillo, vaiolo).
Sempre secondo l’OMS, l’eruzione cutanea di solito inizia entro tre giorni dalla comparsa della febbre e tende a essere più concentrata sul viso e sulle estremità piuttosto che sul tronco. Colpisce il viso (nel 95% dei casi), i palmi delle mani e la pianta dei piedi (nel 75% dei casi). Possono essere colpite anche le mucose orali (nel 70% dei casi), i genitali (30%) e le congiuntive (20%), oltre alla cornea. L’eruzione cutanea evolve in sequenza da macule (lesioni con una base piatta) a papule (lesioni solide leggermente rialzate), vescicole (lesioni piene di liquido trasparente), pustole (lesioni piene di liquido giallastro) e croste che si seccano e cadono. Il numero delle lesioni varia da poche a diverse migliaia.
Come si può curare il vaiolo delle scimmie?
Nel suo contributo per dottoremaeveroche.it, Rebecca De Fiore informa come ci si può curare. Inoltre sottolinea che sia ragionevole pensare che le persone a suo tempo sottoposte a vaccinazione con l’antivaiolosa abbiano un certo grado di protezione contro il vaiolo delle scimmie.
Autrice
Rebecca De Fiore ha conseguito un master in Giornalismo presso la Scuola Holden di Torino. Dal 2017 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per riviste online e cartacee di informazione scientifica. Fa parte della redazione del progetto Forward sull’innovazione in sanità e collabora ad alcuni dei progetti istituzionali con il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio.
Bibliografia
- Organizzazione mondiale della sanità. “Monkeypox”. 9 dicembre 2019. Ultimo accesso 18 maggio 2022
- Ministero della salute. “Vaiolo delle scimmie”. 11 giugno 2021. Ultimo accesso 19 maggio 2022
- Istituto superiore di sanita. “Monkeypox o vaiolo delle scimmie: cosa sappiamo”. 19 maggio 2022. Ultimo accesso 19 maggio 2022
- “Repubblica Democratica del Congo – Crisi umanitaria (DG ECHO, ONU, OING) ”. ECHO Daily Flash del 4 gennaio 2022. 4 gennaio 2022
- “La scimmia nuda”. Erreconzero 2022; 19 maggio. Ultimo accesso 20 maggio 2022
- Bunge EM, Hoet B, Chen L, Lienert F, Weidenthaler H, Baer LR, Steffen R. “The changing epidemiology of human monkeypox—A potential threat? A systematic review”. PLoS neglected tropical diseases. 2022 Feb 11;16(2):e0010141
- Branswell H. “A CDC expert answers questions on monkeypox”. Stat News 2022; 19 maggio
- Branswell H. “U.S. monkeypox case reported, as Spain, Portugal report infections in growing outbreak”. Stat 2022; 18 maggio
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