Il tumore al seno trae origine dall’interazione complessa di un gran numero di fattori: predisposizione genetica, stile di vita, condizioni ambientali, mutazioni casuali. Avere portato a termine una o più gravidanze e avere allattato al seno sono fattori protettivi, spiega il sito dottoremaeveroche.it
Un articolo di Maria Cristina Valsecchi I 27 giugno 2022
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Dottore, cosa dicono gli studi?
Una revisione della letteratura scientifica pubblicata nel 2002, che considera studi condotti su oltre 50mila donne, conclude che per ogni gravidanza portata a termine il rischio di tumore al seno si riduce del 7% e di un ulteriore 4,3% se la donna allatta i figli per una durata complessiva di almeno un anno, sommando i periodi di allattamento di ogni figlio. Dobbiamo specificare, però, che queste stime sono formulate sull’intero arco della vita e senza fare distinzione tra diversi tipi di tumore al seno. Ci sono anche altri studi, di cui parleremo nel dettaglio più avanti, che hanno evidenziato variazioni del rischio a diverse età della donna e in relazione al tipo di tumore, distinguendo quelli che sono sensibili agli ormoni sessuali femminili e quelli che non lo sono.
Le gravidanze che non arrivano a termine, ma si concludono con un aborto spontaneo o indotto, invece, non influiscono sul rischio di sviluppare un tumore al seno: non lo riducono e neppure lo aumentano. Anche le gravidanze ottenute con l’aiuto della procreazione assistita hanno un effetto protettivo nei confronti del tumore al seno. La somministrazione di ormoni per stimolare l’ovulazione non comporta un aumento del rischio.
Dottore, per quale motivo gravidanza e allattamento riducono il rischio di tumore al seno?
Il seno è una struttura complessa, formata da tessuti diversi che vanno incontro a una serie di cambiamenti nel corso della vita della donna. Le ghiandole che producono il latte e i sottili condotti che lo trasportano fino al capezzolo, i cosiddetti dotti galattofori, si sviluppano durante l’adolescenza, ma rimangono in uno stato di immaturità fino alla prima gravidanza. Durante la gravidanza, le cellule delle ghiandole mammarie completano il loro processo di maturazione e differenziazione. Le cellule immature sono più esposte al rischio di mutazioni maligne, che possono trasformarle in cellule tumorali, rispetto a quelle differenziate. È questa la ragione principale per cui la gravidanza riduce il rischio di tumore portando le cellule a maturazione.
Proprio per questo, una prima gravidanza in giovane età ha un effetto protettivo maggiore rispetto a una prima gravidanza vissuta più in là negli anni, perché nel secondo caso le cellule delle ghiandole mammarie rimangono più a lungo immature ed esposte a un maggior rischio di mutazione maligna.
Durante l’allattamento, poi, le cellule delle ghiandole e dei dotti si rinnovano frequentemente. Quelle danneggiate, potenziali portatrici di mutazioni pericolose, vanno incontro a un processo di apoptosi, cioè di morte cellulare. Ecco perché allattare riduce ulteriormente il rischio di tumore al seno.
È vero che il rischio di tumore al seno dopo una gravidanza aumenta per qualche anno e solo in seguito si abbassa?
Nell’arco della sua intera esistenza, il rischio di sviluppare un tumore al seno per una donna che ha avuto una o più gravidanze è inferiore rispetto a quello di una donna che non ha avuto gravidanze. Uno studio recente, però, ha evidenziato che l’entità di questo rischio cambia nel corso del tempo.
Per una donna che ha meno di 55 anni e ha avuto una gravidanza negli ultimi 24 anni, la probabilità di avere un tumore al seno è leggermente superiore a quella di una donna che non ha avuto figli. Per la precisione, le donne di età inferiore a 55 anni che non hanno avuto gravidanze hanno un rischio di tumore pari all’1,9%. Per quelle di pari età che hanno avuto una gravidanza negli ultimi 24 anni il rischio è del 2,2%.
Si tratta dunque di un aumento piccolo, pari allo 0,3%, di un rischio generale che nella fascia di età sotto i 55 anni è comunque basso. Trascorsi 24 anni dalla gravidanza, il rischio cala al di sotto di quello della donna che non ha mai avuto figli. La gravidanza comporta quindi un lieve svantaggio temporaneo, a fronte di un maggior vantaggio complessivo a lungo termine.
L’aumento temporaneo del rischio riguarda un tipo specifico di tumore, che ha cellule sensibili all’azione degli estrogeni, ormoni sessuali femminili la cui concentrazione aumenta quando si aspetta un bambino. Si ipotizza che il maggior rischio sia dovuto all’azione di questi ormoni su lesioni tumorali o pre-tumorali già presenti durante la gravidanza, che si sviluppano più velocemente e si manifestano negli anni successivi.
Dottore, può darmi dei suggerimenti?
Poiché il rischio di tumore al seno è il prodotto dell’interazione di tanti fattori ed è molto variabile da persona a persona, è importante che ogni donna valuti la propria situazione con l’aiuto del suo medico di fiducia o di uno specialista senologo, per impostare il programma di controlli periodici più adatto a lei e lavorare consapevolmente sui fattori di rischio evitabili.
Autrice
Maria Cristina Valsecchi lavora come giornalista scientifica freelance per diverse testate, occupandosi principalmente di salute riproduttiva e salute materno-infantile. Con la collega Valentina Murelli ha creato il sito web indipendente di informazione sulla salute della donna “Eva – Sapere è potere”.
Bibliografia
- Collaborative Group on Hormonal Factors in Breast Cancer. “Breast cancer and breastfeeding: collaborative reanalysis of individual data from 47 epidemiological studies in 30 countries, including 50302 women with breast cancer and 96973 women without the disease”. Lancet 2002 Jul 20;360(9328):187-95
- Beral V, Bull D, Doll R, et al. “Breast cancer and abortion: collaborative reanalysis of data from 53 epidemiological studies, including 83.000 women with breast cancer from 16 countries”. Lancet 2004 Mar 27;363(9414):1007-16
- Del Pup L, Peccatori FA, Levi-Setti PE, et al. “Risk of cancer after assisted reproduction: a review of the available evidences and guidance to fertility counselors”. Eur Rev Med Pharmacol Sci 2018 Nov;22(22):8042-8059
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- Nichols HB, Schoemaker MJ, Cai J, et al. “Breast Cancer Risk After Recent Childbirth: A Pooled Analysis of 15 Prospective Studies”. Ann Intern Med 2019 Jan 1;170(1):22-30
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