Natura incontaminata, un’ampia scelta di attività fisiche, lontani dall’afa e dallo stress: è ciò che promette una vacanza in montagna. È però molto radicata l’idea che l’alta quota sia incompatibile con la salute delle persone ipertese o cardiopatiche. È davvero così? Il sito d’informazione medico-sanitaria dottoremaeveroche.it fornisce alcune risposte a questo quesito.
Un articolo di Maria Frega (Pensiero Scientifico Editore)
Questo è un articolo tratto da dottoremaeveroche.it. Il sito offre alla popolazione un’informazione accessibile, scientificamente solida e trasparente, e ai Medici strumenti comunicativi nuovi. Dottoremaeveroche.it collabora regolarmente con l’Istituto di Medicina Generale e Public Health di Bolzano per pubblicare e divulgare informazioni sanitarie.
Gli sport alpini, anche nelle versioni più spericolate, richiedono un’adeguata preparazione fisica, necessaria per affrontare altitudini che “mozzano il fiato”.
Ma se il programma delle nostre vacanze montane prevede solo semplici escursioni, non dobbiamo temere il peggio. Capire cosa accade quando si sale in vetta e come proteggere il cuore è il modo migliore per fare i bagagli in serenità.
Dottore, se sono cardiopatico non posso andare in montagna?
So che questo allarme è frequente ed esistono svariati articoli generalisti che sconsigliano l’alta quota per chi soffre di pressione arteriosa alta o ha patologie cardiocircolatorie. In realtà è un falso mito, oppure un eccesso di prudenza. Non esistono conferme che una vacanza o una gita in montagna siano un rischio per i cardiopatici. E gli studi epidemiologici finora non hanno fornito dati solidi sulla correlazione fra i fattori di rischio cardiovascolare ed eventi avversi avvenuti durante la pratica di attività leggere in montagna, come l’escursionismo [1].
Le ricerche sono, in realtà, molto poche, ma si può affermare che soggiornare ad alta quota non è una controindicazione per individui con patologie cardiache e circolatorie. Su questo tema è di recente intervenuto il cardiologo Stefano Savonitto [2], chiarendo come l’infarto miocardico o la morte cardiaca improvvisa non siano più frequenti in montagna.
Perché allora la vacanza in alta quota è considerata pericolosa?
Occorre sapere che all’aumentare dell’altitudine il clima cambia progressivamente: la pressione atmosferica diminuisce e si respira con più fatica. Caldo o freddo estremi e radiazioni solari più intense possono aggravare la situazione [3].
Specifichiamo che per alta quota si intende un luogo al di sopra dei 2500 metri sul livello del mare. È in luoghi simili, infatti, che si registrano le risposte fisiologiche potenzialmente rischiose per il corpo umano. Sappiamo che, sotto sforzo, cioè durante l’attività aerobica, cuore e polmoni lavorano di più, aumentano la pressione arteriosa e il consumo di ossigeno, quindi si respira con più intensità [4].
Esistono certamente situazioni più rischiose, ma riguardano casi particolari, come gli sport alpini o la scalata verso altitudini estreme, contesti diversi dalle mete di chi vuole semplicemente riposare e fare trekking. È vero che il sistema cardiocircolatorio è messo alla prova, però non più di quanto lo sarebbe in una palestra o a bassa quota. Il rischio di eventi cardiovascolari, in conclusione, è stato documentato soprattutto in associazione all’attività sportiva intensa ed è sostanzialmente slegato dal livello di altitudine [5].
Dottore, il cosiddetto “mal di montagna” esiste?
Certo che esiste, è il Mal di Montagna Acuto (AMS) o malattia da altitudine, un insieme di sintomi causati dalla salita in alta quota rapida, spesso senza soste. Può colpire anche soggetti sani. Interessa, infatti, tra il 20 e il 30 per cento dei frequentatori di quote oltre i 3.500 metri e può comportare, solo in una minima parte dei casi (circa l’1 per cento), problemi gravi e potenzialmente mortali come l’edema polmonare e l’edema cerebrale [5].
Occorre stare attenti, già a quote inferiori, a sintomi lievi e passeggeri, come mal di testa e nausea. Se perdurano oltre le 24 ore oppure se si aggiungono altri malesseri, come difficoltà di coordinazione e di respirazione (ipossia), anche a riposo, sarà necessario scendere a quote più basse e rivolgersi a un medico [6].
Per stare più tranquilli, nelle escursioni impegnative, è consigliabile portare con sé un saturimetro. Come abbiamo imparato durante la pandemia di Covid-19, è uno strumento facilissimo da utilizzare e in grado di informarci rapidamente sul livello di ossigeno nel sangue [5].
Sembrano situazioni simili a quelle di un viaggio aereo…
Il paragone è giusto. Infatti i livelli di pressurizzazione in cabina corrispondono a quelli di un’altitudine fino a 2400 metri. Si tratta di una pressione generalmente ben tollerata [7]. Nei voli molto lunghi, tuttavia, si sono registrati casi di sintomi del mal di montagna acuto. Quando la saturazione di ossigeno si riduce, alcune condizioni mediche peggiorano, come abbiamo visto in una scheda dedicata ai rischi connessi al volo.
In inverno, invece, il mal di montagna è meno grave?
Il freddo, in realtà, potrebbe essere più pericoloso. Come spiega Savonitto, “nei pazienti con cardiopatia ischemica, con una riduzione importante della riserva coronarica, il freddo può determinare una scarsa tolleranza allo sforzo. Quindi a basse temperature questi pazienti possono manifestare prima sintomi dell’angina rispetto a un ambiente più caldo”.
Bisognerebbe, quindi, evitare le temperature estreme. E, in ogni caso, coprirsi adeguatamente con abbigliamento tecnico apposito per l’alpinismo, con tessuti idrorepellenti e antivento. Il vento, infatti, fa tollerare meno il freddo [2].
Dottore, cosa posso fare per partire tranquillo?
Un consulto medico prima di partire e, eventualmente, un test da sforzo sono raccomandati a chi soffre di pressione alta, ai portatori di dispositivi impiantabili (defibrillatori, pacemaker), a chi è affetto da patologie cardiache. Sapendo, però, che eventi come l’infarto miocardico sono imprevedibili.
Anche per questo, un’ultima accortezza per i pazienti a maggior rischio è valutare la distanza fra il luogo di villeggiatura prescelto e il presidio sanitario più vicino. “È però lo stesso rischio che si corre ad andare in vacanza alle Isole Tremiti, per fare un esempio. È il problema delle aree remote. Purtroppo, eventi come l’infarto miocardico sono totalmente imprevedibili da un punto di vista stocastico, quindi è difficile dare indicazioni in termini di prevenzione primaria”, spiega Savonitto. [2].
Se si prevedono camminate impegnative, in generale, è meglio essere un po’ allenati e non sfidare sé stessi con prove eccessive, ricordandosi sempre di bere molto.
Bibliografia
- 1 . Donegani E, Hillebrandt D, Windsor J, et al. “Pre-existing cardiovascular conditions and high-altitude travel”. Travel Med Infect Dis. 2014 May-Jun;12(3):237-52
- 2 . Savonitto S (intervista a). “I cardiopatici possono andare in vacanza in montagna?”. Cardioinfo, 19 giugno 2023
- 3 . Parati G, Agostoni P, Basnyat B, et al. “Clinical recommendations for high altitude exposure of individuals with pre-existing cardiovascular conditions: A joint statement by the European Society of Cardiology, the Council on Hypertension of the European Society of Cardiology, the European Society of Hypertension, the International Society of Mountain Medicine, the Italian Society of Hypertension and the Italian Society of Mountain Medicine”. Eur Heart J. 2018 May 1;39(17):1546-1554
- 4 . Istituto Superiore di Sanità. “Attività fisica e malattie cardiovascolari”. Ultimo accesso: 23 giugno 2023
- 5 . Savonitto S, Piatti L. “Il cardiopatico ad alta quota: non solo aria sottile”. G Ital Cardiol 2023; 24:1–7
- 6 . Cleveland Clinic. “Altitude sickness”. Ultimo aggiornamento: 23 settembre 2020. Ultimo accesso: 23 giugno 2023
- 7 . Silverman D, Gendreau M. “Medical issues associated with commercial flights”. Lancet 2009;373(9680):2067-2077
Autrice
Maria Frega è sociologa, specializzata in comunicazione, e scrittrice. Si occupa di scienza, innovazione e sostenibilità per un’agenzia di stampa e altri media. Sugli stessi temi cura contenuti per testi scolastici e organizza eventi di divulgazione con associazioni ed enti pubblici. È inoltre editor di saggistica e tiene corsi di scrittura anche nelle scuole e in carcere. I suoi ultimi libri sono Prossimi umani e Filosofia per i prossimi umani, con Francesco De Filippo per Giunti Editore.
Importante da sapere: I singoli articoli del blog dell’Istituto di Medicina Generale e Public Health di Bolzano non vengono aggiornati. Il contenuto si basa su ricerche e prove scientifiche disponibili al momento della pubblicazione. Le informazioni sanitarie online non possono sostituire un consulto medico personale. Le consigliamo di consultare il Suo Medico di Medicina Generale per eventuali problemi di salute. Ulteriori informazioni…