La lista dei regali di Natale, i negozi attraenti e pieni di oggetti e, subito dopo, anche i saldi: in questo periodo la tentazione di cedere ad acquisti non previsti e di cui magari non avremmo bisogno è più forte che mai. Fare spese, per sé o per i propri cari, è per molti un momento piacevole. In alcuni casi, però, può diventare complesso da gestire, come spiega il sito d’informazione medico-sanitaria dottoremaeveroche.it.
Un articolo di Maria Frega (Pensiero Scientifico Editore)
Questo è un articolo tratto da dottoremaeveroche.it. Il sito offre alla popolazione un’informazione accessibile, scientificamente solida e trasparente, e ai Medici strumenti comunicativi nuovi. Dottoremaeveroche.it collabora regolarmente con l’Istituto di Medicina Generale e Public Health di Bolzano per pubblicare e divulgare informazioni sanitarie.
Quando lo shopping diventa compulsivo le conseguenze ricadono soprattutto sul benessere mentale. Ansia, stress, e sollievo solo dopo aver conquistato un nuovo oggetto. La soddisfazione però è solo temporanea ed è difficile gestire un nuovo “attacco di shopping”.
Il Disturbo da Shopping Compulsivo può interessare chiunque, senza distinzione di età, di reddito o di genere. Possiamo mettere in campo alcune strategie per contrastarlo sapendo che, nei casi più gravi, esistono diverse terapie elaborate dalla ricerca medica, sempre più focalizzata sui disturbi del controllo degli impulsi.
Dottore, il piacere di fare shopping può diventare un’ossessione?
Gli acquisti compulsivi o impulsivi sono una pratica diffusa in contesti consumistici e, negli ultimi anni, il fenomeno si è ampliato a causa della possibilità di comprare qualsiasi cosa online, in qualunque momento. Esiste tuttavia un disturbo specifico, nella sfera della salute mentale, denominato Disturbo da Shopping Compulsivo (DSC): si avverte preoccupazione e impulso all’acquisto e alla spesa, difficili o impossibili da controllare.
Ciò può sfociare in stati di stress e ansia che si risolvono, temporaneamente, solo quando viene effettuato l’acquisto. Ovviamente fare acquisti frequenti, godersi qualche ora tra le vetrine e appagare i propri desideri non è di per sé la prova di essere affetti da DSC. Attualmente lo shopping compulsivo non è stato classificato come un disturbo a sé stante perciò, per elaborare una diagnosi e nella pratica clinica, è trattato come disturbo del controllo degli impulsi.
La situazione è simile al fenomeno della dipendenza da internet [1,2]. Secondo la valutazione dello psichiatra Bernardo Dell’Osso, autore di Senza limiti. Gioco, internet, shopping e altri disturbi del controllo degli impulsi, “tali patologie psichiatriche emergenti saranno una delle principali sfide per le nuove generazioni di psichiatri, psicologi e educatori” [3].
Dottore, è vero che a Natale aumentano le vittime di shopping compulsivo?
I comportamenti compulsivi legati allo shopping si verificano, in chi ne soffre, in ogni periodo dell’anno. In occasione del periodo di saldi e del Natale possono diventare più problematici. Infatti è più difficile mantenere il controllo quando si percepisce che ci sono offerte imperdibili e si è sottoposti a pubblicità più invasive. Nel periodo prenatalizio, la tradizione dei regali e delle spese straordinarie per allestire la casa e la tavola portano a spendere con più leggerezza, senza badare alle risorse economiche a disposizione [1].
Chi sono i soggetti più esposti?
Nei decenni passati era ritenuto assodato che fosse quella femminile la categoria più a rischio, con una prevalenza sulla popolazione stimata fra l’80 e il 90%. Non è così: il DSC, infatti, interessa sia uomini sia donne [4].
Altrettanto superata è la correlazione fra alto reddito e tendenza più intensa all’acquisto compulsivo. Il collegamento è anzi inversamente proporzionale: nella rete delle spese d’impulso cadono soprattutto i soggetti con limitate risorse a disposizione. Si è visto, invece, che le persone con DSC tendono a fare acquisti da sole e, in molti casi, non hanno altri modi per trascorrere il tempo libero [1,5].
Spesso, inoltre, le persone con DSC soffrono di disturbi dell’umore, di ansia e, in misura minore, di disturbi del comportamento alimentare o hanno già sviluppato altre tipologie di dipendenza. Come nota il dottor Dell’Osso, poi, conta anche il contesto sociale, per questo “il fenomeno è stato riscontrato con maggiore frequenza all’interno di quei Paesi e di quelle economie nelle quali è più facile accedere a sistemi di finanziamento: ad esempio, ottenere una carta di credito”.
Anche internet è un fattore di rischio per chi soffre di DSC?
Sì, soprattutto fra i giovani. Sono aumentati i canali di vendita online e spesso basta un solo click per comprare, avendo già registrato sul proprio account uno o più sistemi di pagamento digitali. Non occorre uscire di casa, né trasportare pacchi pesanti. Inoltre, si può comprare, e spendere, senza essere osservati e senza dover trattare con altre persone.
Questa esperienza di shopping è inoltre accentuata dalle funzioni specifiche delle piattaforme di vendita online: algoritmi che analizzano le preferenze del consumatore, che suggeriscono ulteriori articoli o continue novità. Si tratta, insomma, di stimoli a comportamenti compulsivi difficilmente affrontabili con l’autoregolazione [1,2].
Dottore, a chi chiedere aiuto?
Come abbiamo specificato, il DSC non è un disturbo trattato a sé stante dalla psichiatria, anche perché spesso si manifesta insieme ad altre problematiche. Sono state però effettuate numerose ricerche per individuare terapie, sia farmacologiche sia psicologiche, anche in combinazione.
Relativamente a forme di disturbo più gravi, si fa ricorso ad antidepressivi. Gli esiti di questo percorso sono ancora contrastanti. La psicoterapia, di tipo cognitivo-comportamentale, individuale o di gruppo, è risultata efficace per aiutare a controllare l’ansia e le emozioni negative legate allo shopping e a controllare i comportamenti che creano disagio [1].
In alcuni casi si può anche provare ad autoregolarsi. In particolare, gli esperti di DSC consigliano di mettere in pratica alcune strategie come ridurre il numero di carte di credito, disabilitare le forme di forme di pagamento digitale o virtuale, fare acquisti in compagnia di un amico o di un parente, stabilire una “lista della spesa” e un budget massimo per ogni esigenza, anche nel caso dei regali natalizi per i nostri cari [1].
Bibliografia
- 1 . Black DW. “A review of compulsive buying disorder”. World Psychiatry. 2007;6(1):14-18
- 2 . Nyrhinen J, Lonka K, Sirola A, et al. “Young adults’ online shopping addiction: The role of self-regulation and smartphone use”. International Journal of Consumer Studies, 47(5), 1871–1884
- 3. Dell’Osso B. “Senza limiti. Gioco, internet, shopping e altri disturbi del controllo degli impulsi”. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2013
- 4 . Etxaburu N, Momeñe J, Herrero M, et al. “Buying-shopping disorder, impulsivity, emotional dependence and attachment in adolescents”. Curr Psychol. 2023 Feb 24:1-12
- 5 . Black DW. “Compulsive Buying Disorder”. Mol Diag Ther 15, 17–27 (2001)
Autrice
Maria Frega è sociologa, specializzata in comunicazione, e scrittrice. Si occupa di scienza, innovazione e sostenibilità per un’agenzia di stampa e altri media. Sugli stessi temi cura contenuti per testi scolastici e organizza eventi di divulgazione con associazioni ed enti pubblici. È inoltre editor di saggistica e tiene corsi di scrittura anche nelle scuole e in carcere. I suoi ultimi libri sono Prossimi umani e Filosofia per i prossimi umani, con Francesco De Filippo per Giunti Editore. Tutti gli articoli di Maria Frega (Pensiero Scientifico Editore)
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